Saggio | Della bellezza e della superficie

In questo saggio di Alessandro Stavru, l’estetica giapponese viene presentata come un’estetica della superficie, della pura esteriorità, e, in quanto tale, contrapposta all’estetica occidentale, imperniata invece sul gioco tra interiorità (pathos o ethos) ed esteriorità (eidos o species).

Il tema della superficie attraversa i vari ambiti del mondo giapponese: dall’arte figurativa alla musica, dal tiro con l’arco alla contemplazione della natura, dai bagni termali al culto della pelle candida, dall’effimera architettura in bambù e carta a quella delle case da tè e dei giardini, dalla cultura culinaria del crudo alla devozione per la prima luce del giorno e gli Dei shinto.

Si tratta tuttavia di un’estetica i cui aspetti contraddittori emergono con particolare evidenza nel suo rapporto ambiguo con la civiltà occidentale, che, da un lato, viene assimiliata con acribica precisione, mentre, dall’altro, è svuotata di ogni senso e profondità.

«… [I]l ‘maestro’ non ‘conosce’ attivamente la realtà, ma dispone di una ‘comprensione immobile’ di essa. Il suo modo di guardare a un albero non è volto a coglierne l’‘essenza’, e cioè la ‘profondità’, ma a percepire quel che di esso appare, e dunque a individuarne con estrema precisione ‘ogni singola foglia’… »

Itō JakuchūWhite Plum Blossoms in Moonlight (1755)

Stavru — Della bellezza e della superficie

Saggio | Dies ultimus. Per una diagnosi del male nell’anamnesi dell’essere

Il saggio chiarisce l’essenza del male entro la dimensione geniturale del supremo compimento della tecnica — là dove il pensiero può meditare lo stagliarsi dell’essere “dalle” potenze dell’ente, e, di conseguenza, l’inoltrarsi dell’uomo nell’attesa della (sua) umanità.

«[m]it dem Heilen zumal erscheint in der Lichtung des Seins das Böse. Dessen Wesen besteht nicht in der bloßen Schlechtigkeit des menschlichen Handelns, sondern es beruht im Bösartigen des Grimmes. Beide, das Heile und das Grimmige, können jedoch im Sein nur wesen, insofern das Sein selber das Strittige ist» (Heidegger, Brief über den Humanismus)

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Lucio FontanaConcetto spaziale. Attese (1965)

De Gennaro, Zaccaria — Dies ultimus

Review | George Kovacs’ Book on “Beiträge zur Philosophie” and the Future of Heidegger Studies

In this article Frank Schalow reviews George Kovacs’ new book Thinking and Be-ing in Heidegger’s Beiträge zur Philosophie (Vom Ereignis).

«Readers and interpreters, friends and foes, of Heidegger’s texts, most of all in assessing his second main work, as well as his ‘later thought,’ need to attend carefully to the polymorphity, diversity, and creativity of ‘his’ language (vocabulary) of, and names for, Be-ing.» (G. Kovacs)

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J. A. McNeill Whistler, Nocturne in Blue and Silver: The Lagoon, Venice (1879-1880)

Schalow — Kovacs’ Thinking and Be-ing

Saggio | Dal vedere all’osservare

Pubblichiamo, nella traduzione di Elena Filippi, un saggio breve di Wolfgang Christian Schneider. Nel suo testo, l’autore s’inoltra – in tacito dialogo con Cusano – nel vedere e nel guardare, per scorgervi (e lasciarvi essere) l’osservare e il raccogliere, l’esser scrutati e l’esser raccolti, il muovere e il tastare, e, infine, il giungere e l’approdare – nell’inizio.

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Eduard Bargheer, Oase (1962)

Schneider — Dal vedere all’osservare

Anmerkung | Die Funktion des Menschen im Gestell

Jürgen Gedinats Anmerkung zur Funktion des Menschen im Gestell zeigt diese als ein Erledigen im Sinne des Sicherledigens des Menschen durch die automatischen Apparate. – Vorblickend auf einen demnächst auf eudia erscheinenden Aufsatz lässt sich dieses Sicherledigen als das “se absolvere”, also das Sichablösen (nämlich vom Sein) des absoluten Subjekts auslegen.

Pubblichiamo una nota di Jürgen Gedinat sul modo in cui l’uomo funge nel Gestell (nella formatazione, ovvero nell’imperio). Tale modo è indicato mediante il verbo erledigen, che comunemente vale sbrigare o evadere. Erledigen viene da ledig, per il quale il dizionario dei fratelli Grimm dà i corrispondenti latini liber e solutus. Possiamo dunque concludere che il fungere dell’uomo nel Gestell, in quanto erledigen, è l’assolversi (dall’essere) del soggetto assoluto.

Wilhelm Lehmbruck, Der Gestürzte (1915)

Gedinat —Funktion

Saggio | Pasolini e il carattere nazionale del potere dei consumi

In questo saggio, Maurizio Borghi propone una lettura dell’opera critica di Pasolini come diagnosi del tempo presente, caratterizzato dall’imporsi incondizionato della logica del “potere”. In particolare, il saggio ricostruisce la diagnosi pasoliniana dei tratti specificamente italiani che definiscono tale logica, e tenta di individuare il tono che prefigura un suo superamento nell’elemento della lingua italiana.

Il saggio sarà pubblicato nel secondo volume collettaneo, curato da Ivo De Gennaro, Sergiusz Kazmierski e Ralf Lüfter, dedicato al tema dell'”economia ospitale” (Wirtliche Ökonomie. Philosophische und dichterische Quellen. Zweiter Teilband, Bautz, Nordhausen 2016).

Pier Paolo Pasolini, Autoritratto

Borghi — Pasolini e il carattere italiano del potere dei consumi

Lettura | La stella Assenzio

Nella notte tra il 19 e il 20 aprile 1970, il poeta Paul Celan si gettò nella Senna dal ponte Mirabeau, a Parigi. Sul tavolo del suo appartamento fu trovata una biografia di Hölderlin, aperta a una pagina in cui Celan aveva sottolineato una sola frase. Si tratta di un passo da una lettera di Clemens Brentano a Philipp Otto Runge, in cui il poeta caratterizza il genio dello stesso Hölderlin. La lettura riporta la frase in questione, inserita nel suo immediato contesto.

Per il riferimento alla stella Assenzio si veda Apocalisse, 8:10-11.

Franz Carl Hiemer, Ritratto di Hölderlin (1792)

Brentano — La Stella Assenzio

Saggio | La “différance” allo specchio della Differenz

Pubblichiamo una rielaborazione della conferenza che Gino Zaccaria ha tenuto il 6 maggio 2016 a Milano nell’ambito del ciclo di incontri “Derrida lettore dei filosofi” organizzato dall’associazione Prologos (si veda qui per l’annuncio della conferenza, mentre la registrazione audio può essere ascoltata qui).

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«La lettura è la festa dell’integrità a cui il testo, quando sia redatto a partire dal pensiero, costantemente mira. Sicché è il testo pensante – il testo filosofico – ciò che innanzitutto legge (…) è il testo filosofico il lettore primo. Noi leggiamo (“lo” leggiamo) nella misura in cui assecondiamo il leggere che il testo attua.»

Qui è possibile accedere al video di una lettura della conferenza.

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Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese

Zaccaria – différance, Differenz (Derrida, Heidegger)

Essay | On the Colloquy of European and East Asian Thinking

Ivo De Gennaro‘s essay “The Way We Speak” offers some preparatory considerations on the colloquy of European and East Asian thinking. Its main textual reference is Heidegger‘s colloquy “Aus einem Gespräch von der Sprache. Zwischen einem Japaner und einem Fragenden” from Unterwegs zur Sprache.

The text will appear, in a slightly modified version, in the volume  China Facing the Challenges of the 21st Century (Brill, 2016), edited by H.-C. Günther.

Left: old writing of the Chinese word duìhuà, usually translated with “dialogue”.

De Gennaro — The Way We Speak

Saggio | Boccioni e la fondazione futurista dell’opera d’arte

Pubblichiamo il testo della conferenza, intitolata “Boccioni. La fondazione futurista dell’opera d’arte”, che Gino Zaccaria ha tenuto all’Accademia di studi italo-tedeschi di Merano, il 26 febbraio 2016, in occasione del convegno Kunst im zwanzigsten Jahrhundert – L’arte nel ventesimo secolo (v. sotto). La conferenza tenta una diagnosi geniturale del Futurismo alla luce del pensiero del suo “artista-filosofo”.

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«La fondazione, nel caso del cammino di Umberto Boccioni, è concepire innanzitutto quel fondamento, scorto come l’unico attendibile, che faccia sì che l’arte attinga la sua configurazione finalmente fondamentale – posto che con il termine “arte” s’intenda una specifica attitudine del genio umano, ossia: la forza vitale che sente impressioni in stati d’animo temprate.»

Umberto Boccioni, Elasticità (1912)

Zaccaria – Boccioni e la fondazione futurista dell’opera d’arte