
Questo saggio di Gino Zaccaria offre una rilettura critica dell’episteme antica. Attraverso un’analisi fenomenologica di alcuni fra i termini cardine del pensiero aristotelico — τὸ ἕν, ἐπιστήμη, οὐσία, λόγος, φύσις, ἀρχή, εἶναι, ὄν, τέχνη, αἰτία, γένος, ἀριθμός, χρόνος, νῦν, ψυχή, τὸ τί ἦν εἶναι —, si giunge a caratterizzare una metamorfosi metafisica che culmina in un oscuramento dell’origine unificante del pensiero.
«Questi prolegomeni compiono un breve primo passo — nel bel mezzo (e nel rispetto) dei passaggi metafisici tramandati — lungo il cammino della meditazione della scienza (…) Il loro dire precursorio (προλέγειν) si muove nell’accortezza dello scisma d’essere (…) [Essi] recano, nel loro stesso svolgersi, la cognizione della propria precarietà (…) Errante è ogni meditare che si nutra dello scisma e con esso, nei suoi moti, si misuri.»
Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo [particolare] (1338-39)