François Fédier si è spento a Parigi il 28 aprile 2021. La redazione di eudia saluta in lui, oltre che un autore, e membro del comitato scientifico, della rivista, anche un amico — nel senso in cui ne parla lo stesso Fédier in una conferenza intitolata, appunto, La voix de l’ami: “Cette voix … vient d’un être humain tout comme nous, et qui nous dit que le tout autre est au cœur de chacun — sinon même son cœur.” Noi tutti lo ricordiamo come un “pensatore autonomo” — un Selbstdenker, secondo la definizione che ne dà lo Husserl della Krisis: “Selbstdenker sein, autonomer Philosoph im Willen zur Befreiung von allen Vorurteilen, fordert [vom gegenwärtigen Philosophen] die Einsicht, daß alle Selbstverständlichkeiten Vorurteile sind, daß alle Vorurteile Unklarheiten aus einer traditionalen Sedimentierung sind, und nicht etwa bloß in ihrer Wahrheit unentschiedene Urteile, und daß dies schon von der großen Aufgabe, der Idee, gilt, die ’Philosophie’ heißt”. Proprio in quanto pensatore autonomo, ovvero pensante in lingua madre, Fédier è stato anche un vero traduttore, che ha esemplarmente errato fra il greco, il tedesco e il francese. La sua opera resta. Essa continuerà a parlare a tutti coloro che, meditando, insistono nell’amicizia della verità.
Pubblichiamo una conferenza che François Fédier ha pronunciato, in francese, all’Università Bocconi di Milano il 9 maggio 2001. La versione italiana è stata pubblicata, a cura di Maurizio Borghi, nel libro Totalitarismo e nichilismo (Como-Pavia: Ibis, 2003), mentre l’originale francese si trova nel volume L’art en liberté (Paris: Pocket, 2006).