
La dittatura del valore
Categorie Anno 5, 2011 Pubblicato il

eudia, annuario di pensiero, poesia e arte
La lettura di dicembre è un breve testo di Gino Zaccaria a commento di un aforisma di Goethe sulla scissura tra lingua quotidiana e lingua poetica. Lo stesso aforisma è letto e commentato qui da Martin Heidegger.
La lettura di novembre è la traduzione della poesia di Georg Trakl “Siebengesang des Todes”.
La lettura di questo mese è un testo inedito di Gino Zaccaria intitolato “Il numero senza valore”. L’accorta lettura di fonti antiche, ma anche l’attenzione al discorso quotidiano, mostrano come il numero si costituisca innanzitutto come misura del senso — misura che solo il regime della potenza, e dunque del valore, assoggetta a scempia funzione parametrica.
È da oggi disponibile, nella sezione Audio e Video, la registrazione di un seminario sull’essenza della poesia, intitolato Lingua pensiero canto, in quattordici lezioni, tenuto da Gino Zaccaria, nella primavera del 2011, all’Università Bocconi di Milano. Il seminario verte essenzialmente sui documenti che sono stati qui pubblicati come Lettura di aprile e Lettura di maggio (2011). (L’accesso al contenuto richiede la registrazione al sito.)
Presentiamo la traduzione integrale della conferenza “Die Herkunft der Kunst und die Bestimmung des Denkens” di Martin Heidegger. Le parti già pubblicate in precedenti letture del mese (agosto-ottobre-novembre 2010) sono state modificate in alcuni punti, mentre la versione della sezione conclusiva del testo appare qui per la prima volta. Tra gli scritti heideggeriani sull’arte, su eudia è disponibile anche la conferenza “Die Kunst und der Raum”.
Heidegger – Die Herkunft der Kunst und die Bestimmung des Denkens
La lettura di agosto è una nota di Gino Zaccaria sulla fenomenologia quale «pristina vocazione del Da-sein alla traduzione dell’essere […] in sonante dizione».
Come lettura di luglio pubblichiamo una breve nota di Friedrich Nietzsche, inserita nello scritto Der Fall Wagner (1888). Si tratta di un accorgimento riferito alla parola “dramma”. Tale accorgimento offre, tra l’altro, un’indicazione circa l’intesa della Geschichte come genitura. Infatti, la puntualizzazione nietzscheana, mentre si mantiene entro i confini del pensiero metafisico, attesta l’accento “drammatico” che risuona nella dizione Geschichte — accento che, nell’altro inizio del pensiero, intona l’irruzione stessa dell’essære, ovvero l’essære in quanto avvento.
La lettura del mese di giugno è la prima delle Screwtape letters di Clive S. Lewis, conosciute in italiano come Le lettere di Berlicche. Scritte nel 1941 e pubblicate l’anno successivo a Londra, le lettere formano un racconto in cui un diavolo anziano istruisce il giovane e inesperto nipote sulle procedure della tentazione. Come scrive Lewis nella prefazione al libro, “vi sono due errori uguali e contrari in cui la razza umana può cadere nei riguardi dei diavoli. Il primo è non credere alla loro esitenza. Il secondo è credervi e coltivare nei loro confronti un interesse eccessivo e insalubre. I diavoli sono contenti di entrambi gli errori, e accolgono con uguale piacere il materialista e il mago.” Buona lettura.
E’ in libreria Che cos’è la verità?, l’edizione italiana, curata da Carlo Götz, del volume 36/37 della Gesamtausgabe degli scritti di Martin Heidegger. L’opera comprende i due corsi tenuti da Heidegger all’Università di Friburgo durante l’anno di rettorato, ossia Die Grundfrage der Philosophie (semestre estivo 1933) e Vom Wesen der Wahrheit (semestre invernale 1933/34). “I due corsi — annota il curatore italiano — documentano un lavoro filosofico che, nel mezzo dello scatenamento delle più aspre potenze planetarie, tentò con mite fermezza di elaborare un’intesa filosofica di ciò che allora si stava generando”.