Il volume Che cos’è la verità?, pubblicato per la prima volta in traduzione italiana, comprende i due corsi che Martin Heidegger tenne all’Università di Friburgo durante l’anno di rettorato: il primo, intitolato Die Grundfrage der Philosophie, si svolse nel semestre estivo 1933; il secondo, Vom Wesen der Wahrheit, nel semestre invernale 1933/34. I due corsi documentano il lavoro filosofico che Heidegger dedicò all’intesa critica di ciò che allora – siamo agli inizi del criminale regime hitleriano – si stava generando. Tema dell’interrogazione è il rapporto tra essere e verità, rapporto mai chiarito nel corso della tradizione filosofica e che Heidegger affronta a partire dall’esperienza di Essere e tempo, dandogli ora però un’intonazione politica. E qui, per esprimere e chiarire maggiormente il nuovo concetto di politica, egli svolge un’originale interpretazione della Repubblica di Platone. Fondamentali sono le pagine che il pensatore dedica al “mito della caverna”, ove il filosofo torna con l’intenzione di liberare i prigionieri, cioè gli uomini, dalla forza di attrazione delle ombre. Si mostra così, in queste pagine, tutta la lontananza tra la posizione di fondo della filosofia di Heidegger e l’ideologia nazista.
Brano della trasmissione Le voci della scrittura – Vita da poeta (Rai Tre, 17 Dicembre 1987) con immagini di Sandro Penna che legge due poesie. In conclusione: come finisce l’amicizia con un critico…
Sempre affacciato a una finestra io sono,
io della vita tanto innamorato.
Unir parole ad uomini fu il dono
breve e discreto che il cielo mi ha dato.
(Poesie, 1965-1970)
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T.S. Eliot legge The Waste Land
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Pasolini legge, davanti all’autore, una poesia di Ezra Pound (dai Canti pisani)
Parte 2/6 – (Il nemico interno alla filosofia è la storia della filosofia)
Parte 3/6 – (L’argomento di Pietro Abelardo contro gli “storici” (della filosofia, della teologia) – credenza e fede teologale – “Nessuno può venire a me se non è trascinato dal Padre mio”)
Parte 4/6 – (Il trascinamento – persuasione e ragione)
Parte 5/6 – (I nemici esterni: quelli che vogliono il “dibattito” – dibattito e disputa)
Parte 6/6 – (L’amicizia verso il sapere: l’attenzione e l’ascolto)
Pasolini – Sabaudia, il fascismo e il potere della civiltà dei consumi (breve documentario trasmesso dalla RAI il 7 febbraio 1974)
«Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana.
[…]
Scrivo “Potere” con la P maiuscola solo perché sinceramente non so in cosa consista questo nuovo Potere e chi lo rappresenti. So semplicemente che c’è.»
(Scritti corsari, pp. 31-23 e 57-58)
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Pasolini – La televisione in quanto medium di massa (brano di un’intervista con Enzo Biagi del 1971)
«Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Mai un “modello di vita” ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento. Che viene dunque mimato di sana pianta, senza mediazioni, nel linguaggio fisico-mimico e nel linguaggio del comportamento nella realtà. Gli eroi della propaganda televisiva – giovani su motociclette, ragazze accanto a dentifrici – proliferano in milioni di eroi analoghi nella realtà. […] La proposizione prima di tale linguaggio fisico-mimico è la seguente: “Il Potere ha deciso che noi siamo tutti uguali”.»
(Scritti corsari, pp. 74-65)
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Pasolini – “Che paese meraviglioso era l’Italia…” o L’immutabile forma della vita
Primi tre minuti del documentario La voce di Pasolini, di Matteo Cerami e Mario Sesti, 2006. Toni Servillo legge l’inizio di un testo scritto da Pasolini nel 1973 come recensione al libro di Sandro Penna Un po’ di febbre (in Scritti Corsari, p. 179 sg.)
Henry Miller discorre a tavola della sua vocazione di scrittore. “Penso che morirò con la penna in mano…”. Racconta la vita di Blaise Cendrars. Spiega che i Francesi non sono capaci di fare l’ossobuco…
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Bathroom monologue (1-3)
Monologo nel bagno della sua casa di Pacific Palisades (CA)
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«In superficie, dove infuriano le battaglie storiche, dove tutto è interpretato in termini di denaro e potere, c’è forse affollamento, ma la vita inizia solo quando ci si lascia cadere al di sotto della superficie, quando si abbandona la lotta, quando ci si immerge e si scompare alla vista. Ora posso con altrattanta facilità sia scrivere sia non scrivere: non c’è più costrizione, non c’è più alcun aspetto terapeutico in questo. Qualsiasi cosa faccia, la faccio per pura gioia: lascio cadere i miei frutti come un albero maturo. Ciò che il lettore medio o i critici ne fanno, non mi riguarda. Non stabilisco valori: defeco e mi nutro. Niente più di questo. […] Ho superato il problema sociale morendo.»
(da Riflessioni sulla scrittura, in Il giudizio del cuore, trad. di Fiorelsa Iezzi, Marinotti 2006, p. 31)