In questo saggio, Salvatore Lavecchia interpreta l’estetica di Plotino come pensiero intimamente legato alla “creatività noetica”. Secondo Plotino, l’autentica arte attinge, infatti, alle medesime forze divine che producono ogni possibile forma d’essere.
Il vero artista, per Plotino, partecipa in modo attivo e creativo della vita divina. Come ogni risultato di divina poiesi, le immagini che produce non sono, dunque, un depauperamento, ma un arricchimento dell’essere. Esse manifestano, in forma indeducibile ed irripetibile, il carattere “iconico” che dà essenza alla vita degli enti noetici: enti che si costituiscono come immagini non per velare, bensì per comunicare incondizionatamente il proprio essere, fino alla visibilità nel mondo.
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«La sfera di luce intelligibile è […] quella vivente, dinamica unità in cui […] il centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo […]»
«L’arte è […], in questo orizzonte, attività divina; non perché in qualche modo dipenda dagli dèi, ma perché è affine alla vita degli dèi, che, guidata dall’attività dell’intelletto, rende gli dèi percepibili mediante la loro bellezza (V 8.3.20-21): capaci di rendere trasparente la propria luce, la luce del proprio essere, anche nel mondo visibile.»
Aline de Souza Lopes, L’albero della grazia (2017)